domenica 20 settembre 2015

La lievitazione

La lievitazione, termine conosciuto ma utilizzato spesso a sproposito, è uno dei processi fondamentali per la riuscita di un buon impasto. Se volessimo semplificare il concetto, si potrebbe pensare all’amalgama di acqua e farina che si gonfia prima e durante la cottura rendendo la nostra Pizza leggera e piena di bolle. 

Più precisamente, dobbiamo immaginare un processo secondo cui i lieviti, cibandosi di zuccheri, si moltiplicano e producono gas, trattenuti dal glutine, ossia dalla struttura dell’impasto. I lieviti hanno un metabolismo che può variare sulla base di alcune condizioni:

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    la temperatura ambientale: con clima e ambiente caldi i lieviti corrono e lavorano a ritmo sostenuto, viceversa in ambiente freddo la loro attività risulta rallentata in modo più o meno consistente.
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    il tempo: varia sulla base della quantità di lievito utilizzata in ricetta ed è influenzato dalla temperatura e da altri fattori, che concorrono a velocizzare o rallentare il metabolismo delle cellule di lievito (ad esempio acqua e sale).
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    il sale: con la sua azione disinfettante, rallenta le cellule del lievito permettendo, con i giusti dosaggi, di controllarne parzialmente l’attività.
  • l’acqua: aiuta in parte ad accelerare le attività degli enzimi presenti nell’impasto che producendo zucchero aumentano l’attività dei lieviti

Ma la digeribilità di una pizza non è data da una corretta lievitazione come spesso si sente in giro, ma bensì da un altro importante processo: la maturazione.

Ma da cosa dipende una maturazione corretta dell’impasto? Dalla diversa forza– o quantità di glutine – che sviluppa una determinata farina e dal tempo di riposoche serve per far lavorare gli enzimi una volta concluso l’impasto. A seconda della farina utilizzata, si può lavorare un impasto a temperatura ambiente sia in inverno che in estate, basta dosare attentamente lievito e sale. Questo accade ad esempio nella pizza napoletana standard che viene fatta riposare a temperatura ambiente dalle 8 alle 12 ore e utilizza farine di media forza.


Se invece dovessimo preparare una pizza in teglia, realizzata quindi con farine di forza superiore, il riposo a temperatura ambiente sarebbe impossibile a causa della grande quantità di acqua necessaria per la riuscita di questo impasto. In questo caso ci vengono in aiuto le celle frigorifere, o più semplicemente, il nostro frigo. Il freddo rallenta il lavoro dei lieviti fino al minimo necessario agli enzimi per continuare la loro attività e far maturare l’impasto completamente. La permanenza al freddo deve essere direttamente rapportata alla forza della farina utilizzata e alle dosi degli ingredienti (acqua, lievito, sale). Alcuni impasti possono impiegare anche molto tempo, fino a 96 ore in cella frigorifera.

In conclusione: ogni impasto andrebbe progettato dosando il lievito e calibrando la ricetta con modalità e tempi di lavorazione e riposo giusti al fine di permettere alla maturazione di avvenire correttamente.





domenica 13 settembre 2015

LA PIZZA NELLA CULTURA ALIMENTARE ITALIANA

ALCUNE OSSERVAZIONI SUL VISSUTO DELLA PIZZA NELLA CULTURA ALIMENTARE ITALIANA

Questa recente ricerca sottolinea principalmente la cultura culinaria e gli aspetti umani sul consumo della pizza in Italia
ALCUNE OSSERVAZIONI SUL VISSUTO DELLA PIZZA NELLA CULTURA ALIMENTARE ITALIANA
(titolo della ricerca ACNielsen - Dr. Daniele Tirelli)
 
Questo recentissimo studio condotto dalla società leader nella ricerca di mercato e reso noto nel novembre 2000, mette in luce l’aspetto più culturale, gastronomico e umano del consumo della pizza in Italia, fornendoci perciò, oltre ai dati di mercato più tecnici lo spaccato del costume alimentare degli italiani del Terzo Millennio, dal quale, ancora una volta, la pizza emerge come piatto preferito.
La pizza infatti si trova al primo posto nella classifica dei primi piatti, seguita dalle lasagne, dai tortellini, dai risotti, dagli spaghetti (che si trovano addirittura al quinto posto) e anche nella lista dei secondi piatti la pizza è in cima, seguita dalle grigliate di carne, dai formaggi, dagli arrosti di vitello e di maiale.
Da questa indagine è emerso l’amore degli italiani per il nuovo anche in cucina, registrando sì le preferenze della cucina tailandese o vietnamita, di quella argentina o brasiliana, e ancora di quella cinese o araba; ma ai primi posti resistono le cucine tipiche regionali, l’emiliana-romagnola e la toscana seguite da quella francese, dalla ligure, dalla pugliese. Sempre comunque si ritrova però anche la pizza nella sua veste di specialità regionale che accampa diffusissima nel menù di ogni locale.
ALCUNI NUMERI
L’82% dei giovani tra i 14 ed i 24 anni di età rappresentano l’avventore-tipo delle pizzerie.
Il 61,8% della popolazione è la media nazionale della frequentazione di pizzerie.
Il 77% è la media nazionale di persone che preferiscono variare la pizza a proprio piacimento o che prediligono le pizzerie con tante scelte diverse.
Per l’82% della popolazione, invece, il peccato di gola che regala felicità a tavola è proprio la PIZZA!
La pizza surgelata più diffusa (e più venduta) è la Margherita (63,4%) seguita dalla Capricciosa (6,2%) e dalla Vegetariana (2,6 %).
PREFERENZE E ABITUDINI
Quando gli italiani vanno di più in pizzeria?
Durante il week-end si verifica il "fenomeno", con turni doppi e tripli al tavolo e code chilometriche per l’asporto.
Il 35% di frequenza in pizzeria avviene di sabato, il 25% il venerdì e il 16% la domenica. Solo il 7% al lunedì (uno dei giorni di chiusura più diffuso dei locali).
Anche durante l’anno, in base alle stagioni, gli italiani esternano le loro preferenze, anche se c’è una più equa distribuzione nei mesi, in Agosto c’è il picco massimo con il 18% di frequentazione, seguito dal 14% in giugno e il 16% in luglio. In definitiva primavera ed estate conciliano le "pizzate".
Naturalmente la pizza si consuma più a cena (72%) che a pranzo (18%)
Si consuma più pizza al tavolo (75%) che d'asporto (25%).
Leggero il divario tra consumatore donna (53%) e uomo (47%).
La spesa media pro-capite per una pizza al taglio, oggi, è di circa lire 8/10.000
La spesa media pro-capite per una pizza tradizionale (compreso coperto) è circa 20.000
COSA SI BEVE CON LA PIZZA ?
Il 50% delle persone abbinano alla pizza la birra, il 30% con la pizza beve cola, il 10% il vino, il 10% altro ancora.
PIZZA-HIT
Prima assoluta capolista nelle preferenze di chi mangia pizza è la "Margherita".
Seconda invece è la "Napoletana".
Terza la "Capricciosa".
Quarta la "Marinara".
Quinta la "Quattro Stagioni".
Al sesto posto la "Pescatora".
Al settimo "Prosciutto e funghi".
All’ottavo la pizza "Specialità del locale".
Al nono posto c’è la "Pugliese".
Al decimo la pizza "Dessert" (alla frutta o alla crema)

PIZZA: ETIMOLOGIA DEL NOME

PIZZA: ETIMOLOGIA DEL NOME

Da quale parola deriva il termine PIZZA?
Dalla parola latina PULS (pappa, pappina) deriva la parola italiana "polenta o polentina"; le polentine o puntes erano il cibo di tutte le antiche popolazioni italiche, come lo erano state per gli uomini della preistoria, ed è da questa poltiglia impastata e cotta che deriva la nostra pizza. Il termine PIZZA deriverebbe da PINSA, participio passato del verbo latino PINSERE, che significa pestare, schiacciare, pigiare, frantumare, macinare, ridurre in poltiglia.
Presso i Romani la pizza, o schiacciata, era chiamata con diversi nomi:
Laganum (Orazio e Apicio)
Tractum (Catone)
Placenta (Catone e Orazio)
Libum (Catone)
Moretum (Virgilio e Apicio)
Picea (Orazio)
Dal latino:
Puls (pappa, pappina)
Pultes (polentina)
Pinsere (pestare, schiacciare)
Pinsa (schiacciata)
Dal greco:
Pitta (pece)
Picea (peciata)
Pincea
Pinsa
Piza
Pizza
Pizza pertanto potrebbe anche significare schiacciata di farina, ma nei dizionari troviamo molti sinonimi: crostata, offa, piccia, stiacciata, schiacciata, sfogliata, focaccia.

LA PIZZA PIÙ LUNGA DEL MONDO

LA PIZZA PIÙ LUNGA DEL MONDO MISURA 1.595,45 METRI

All'Expò di Milano 60 pizzaioli stracciano il record precedente. Pizza.it School rappresentata da Mario Raschini
La pizza, realizzata a Expo, è lunga 1.595,45 metri e pesa circa 5 tonnellate.
L’iniziativa ha ottenuto il Patrocinio dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ed è stato presentato proprio da Maurizio Martina, dal Sottosegretario del Ministero dell’Economia e Presidente dell’Associazione “Settimana mondiale del Pomodoro” Paola De Micheli e dal Commissario Unico delegato del Governo per Expo Milano 2015 Giuseppe Sala.
L’evento è organizzato da La Pizza +1, azienda piacentina leader italiana nella produzione di pizze fresche per la grande distribuzione, e da NIPfood.
Il primato, certificato dal giudice dei Guinness World Records, Lorenzo Veltri, ha soddisfatto tutti i criteri previsti dal regolamento dei Guinness: senza soluzione di continuità dall’inizio alla fine, calda a 80 gradi e condita con gli stessi ingredienti (farina, pomodoro, mozzarella) lungo tutta la sua lunghezza.
Circa 300 metri sono andati in beneficenza ai profughi ospitati dalla Stazione Centrale di Milano attraverso il Banco Alimentare, il resto sarà distribuito gratuitamente ai visitatori di Expo.

La preparazione ha richiesto l’impiego di cinque speciali forni «mobili», e l'utilizzo di 2 tonnellate di farina, 1 tonnellata di salsa di pomodoro e 1,5 tonnellate di mozzarella, utilizzando solo prodotti made in Italy. I pizzaioli hanno steso in diretta l’impasto preparato su 2000 teglie.



All'evento non poteva mancare il docente di Pizza.it School Giammario Raschini, che, pur stanco, non nasconde la grande soddisfazione per aver contribuito a riportare in record in Italia.

UNA PIZZA E UNA BIRRA: IL SABATO SERA CAMBIA MENU

UNA PIZZA E UNA BIRRA: IL SABATO SERA CAMBIA MENU

Aumenti record e nuove tendenze stravolgono le abitudini alimentari
Non è lo Spaghetti Incident dei Guns N’ Roses ma un vero e proprio gioco al rialzo di cui sono stati protagonisti pasta e pizza nell’ultimo periodo. In particolare nelle pizzerie i menu standard composti da pizza, un fritto e una birra hanno subito un rincaro del 4,5% rispetto all’anno scorso. Margherita e focaccia in testa alla classifica delle pizze che si sono fatte più costose stando all’ultima indagine dell’Adoc (Associazione nazionale per la difesa e l’orientamento dei consumatori); addirittura la focaccia sarebbe aumentata del 13,3%. Ma anche birra e fritti come si diceva fanno sentire il loro “peso” all’interno di un’inflazione reale che si aggira intorno al 6%. Quindi bere costa il 3,5% in più e consumare uno sfizio come antipasto il 4,7%. Se si fa invece il rapporto rispetto al vecchio conto in lire si scoprono dati davvero allarmanti: la margherita sarebbe aumentata del 103% ed un supplìcirca del 96%.
Dunque, mentre le aziende produttrici di pasta vengono redarguite sugli aumenti registrati nella vendita al dettaglio nonostante il calo del prezzo del grano, ci si chiede se la pizza non stia divenendo sempre più un bene di lusso e sempre meno l’ottima alternativa al ristorante che è sempre stata. Ma la categoria può stare tranquilla: in pizzeria ci vanno il 2% in più dei clienti rispetto al 2007 proprio per l’ormai assodata inaccessibilità dei ristoranti alle fasce medio basse. E già il linguaggio sta registrando queste lente trasformazioni. I vecchi “due spaghi” scompaiono o si tipizzano in macchiette alla Alberto Sordi mentre sgomita la new entry: l' happy hour molto in voga tra le nuove generazioni soprattutto perché considerato un economico e sfizioso sostituto della cena vera e propria. In linea con i ritmi di vita più frenetici? No…semplicemente con i prezzi impazziti. 

GLI ITALIANI NON RINUNCIANO ALLA PIZZA

GLI ITALIANI NON RINUNCIANO ALLA PIZZA

Stando ad uno studio effettuato da Adnkronos, cambia la sua modalità di consumo, ma l'italiano non rinuncia alla pizza!
Anche se si risente della crisi il popolo italiano non dice no ad uno dei prodotti gastronomici simbolo del made in Italy, ma, invece del servizio ristorante, scelgono la modalità asporto.
Lo confermano i dati dello scatolificio Martinelli di Somma Vesuviana, che da poco, insieme ad altri partner, ha fondato l'Associazione Porta pizza sicuro.
Le vendite, spiega uno dei soci titolare dell'azienda, sono aumentate del 15%.
La maggior parte della produzione è destinata al territorio nazionale, ma anche l'esportazione nei mercati esteri genera circa 500mila Euro di fatturato
Per lo Scatolificio, dunque, la crisi si è rivelata un'opportunità a conferma di come la pizza, nonostante i rincari, resti ancora un piatto accessibile!

IL MODO DI MANGIARE LA PIZZA RIVELA CHI SEI

IL MODO DI MANGIARE LA PIZZA RIVELA CHI SEI

Con le mani: una volta tagliata a spicchi, la afferri per il bordo e la divori senza preoccuparti di quello che si sparge in giro. E’ il modo più pratico e veloce, tipico di chi ama il relax. Di solito non giudichi con severità te stesso e gli altri; ti lasci portare dagli eventi e cerchi soprattutto di vivere senza stress e in santa pace.
Con le mani piegata a tasca: anche se potrebbe sembrare come la prima opzione, in realtà presenta delle differenze. Ripieghi la pizza con le mani prima di metterla in bocca in modo da non perdere niente della farcitura. E’ lo stile di una persona davvero pratica, che non perde tempo, sei un tipo che mangia per vivere e non viceversa, e per te il cibo non è una priorità.
Con coltello e forchetta: composto e corretto, secondo i canoni della buona educazione, anche davanti alla più golosa variante di pizza: sei un tipo molto scrupoloso e ordinato, per te contano sopra ogni cosa ordine e pulizia. Ti piace concentrarti su una cosa per volta, non apprezzi le sorprese, anche a costo di sentirti dire che sei "scontato".
Il chirurgo della pizza: la variante estrema del caso precedente. Il coltello diventa come il bisturi del chirurgo che taglia la pizza nelle giuste proporzioni per la forchetta e la bocca, o per rimuovere tutti i pezzettini bruciacchiati, distribuendo bene la farcitura su ogni boccone. Tutto questo dice che hai un pizzico di istinto del martire e, prima di regalarti un intenso piacere, va bene anche soffrire un po’.

IL COSTO MEDIO DELLA PIZZA IN ITALIA

IL COSTO MEDIO DELLA PIZZA IN ITALIA

Il Movimento Difesa del Cittadino e il Codacons nell’ambito del progetto Famiglie&Consumi, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, hanno stimato il prezzo di una cena a base di pizza margherita e birra, il cui costo risulta essere di circa 12 euro.
Il progetto stila anche una classifica dove il centro Italia si aggiudica il primo posto per la cena più cara con un prezzo medio di 13,10 euro contro gli 11 euro del Nord e del Sud.
Treviso è la città dove l'accoppiata pizza e birra sembra costare di più, 22 euro sullo scontrino, mentre quelle più economiche sono Termoli e Campobasso con un prezzo medio di 6,5 euro.
Insomma, una cena in pizzeria resta sempre la soluzione più economica e soddisfacente per gli italiani, i quali si contraddistinguono più di ogni altro popolo per la necessità di convivialità soprattutto a tavola.
La notizia che ha del sorprendente, secondo l'articolo di "Help Consumatori", è che il problema non risiede nel consumo di pizza quanto più nella mancanza di pizzaioli:
"L’associazione dei pubblici esercizi lamenta infatti la necessità, nelle pizzerie, di circa 6mila pizzaioli qualificati. Secondo l’associazione sviluppare una domanda di lavoro qualificato così alta nelle pizzerie, dove la forza lavoro complessiva arriva a 240mila occupati, è la produzione. Che siano destinate al servizio al tavolo o a quello da asporto, a sfornare pizze sono 25mila pizzerie e altrettante sono quelle che sfornano pizza a taglio, generando un fatturato aggregato di circa nove miliardi di euro. La difficoltà nel reperire personale esperto porta i gestori, almeno in un caso su cinque, ad accontentarsi di reclutare personale non qualificato a cui erogare (40% dei casi) formazione adeguata."

TAGLIAPIZZA LASER?

TAGLIAPIZZA LASER? SI, ED E' SUBITO "BOOM" NEGLI STATI UNITI. COSTA 20$

Catalogato tra le invenzioni inutili, la diavoleria che promette spicchi di pizza perfetti, sta invece risquotendo un notevole successo.
taglia pizza laser
Il nuovo gadget per tagliare la pizza dotato di mirino laser per creare "fette perfette", sta spopolando oltreoceano.
taglia pizza laser
Chi lo ha inventato garantisce una precisione millimetrica del taglio ed una impugnatura ergonomica di nuova concezione.
taglia pizza laser
Il curioso gadget sta spopolando su internet, è approdato su molti giornali tra le curiosità da non perdere ed è famoso sui social network dove i commenti più frequenti sono "Divertente" e "Mai più senza".

PIZZA ALLA MARIJUANA A VANCOUVER

PIZZA ALLA MARIJUANA A VANCOUVER

Aggiunto nell’impasto il Thc, uno dei principi attivi della cannabis.
La pizza alla marijuana è "servita"!!
Pizza alla marijuana -Pizza.itIn Canada potranno testarne gli eventuali benefici soltanto i possessori di una “medical marijuana card”, carta sanitaria che in Canada vale come prescrizione medica perenne per l’uso, la coltivazione e il possesso della marijuana per fini terapeutici.
L'idea di aggiungere nell'impasto i principi del THCX è dei titolari di Mega ILL di Vancouver, che assaggiarono una pizza così preparata durante un viaggio in Cambogia.
Si mormora però di uno "STOP" da parte del tribunale federale. Sembra infatti che i titolari della pizzeria abbiano ricevuto un' ingiunzione che li costringerebbe a togliere dal proprio menù  la pizza alla marijuana, la cui realizzazione è stata comunque segnalata da tutti i media internazionali, cosa questa che ai titolari  di Mega ILL non sarà dispiaciuta.

" IL SALE NELLA PIZZA"

" IL SALE NELLA PIZZA" 
Il sale, conosciuto come cloruro di sodio, indicato anche dalla sigla NaC1, è uno degli ingredienti fondamentali dell’impasto della pizza che, insieme ad acqua, farina e lievito dà vita alla ricetta più "miracolosa" che esiste!
Il sale che troviamo in commercio e che portiamo sulla nostra tavola è bianco (qualche volta è grigio ma solo se allo stato naturale), privo di odore, e trasmette sapore a cibi cotti e crudi.
Nella composizione chimica del sale, oltre a cloruro e solfato di sodio e magnesio vi sono numerosi oligoelementi quali il potassio, il bromo, il fluoro, lo zinco, lo iodio, il fosforo, il rame, il manganese, il selenio, il cromo, ecc.)
Il sale proviene principalmente dal mare, ed in minima parte dalle miniere, è grosso o raffinato. Si ottiene con l’essiccazione, la macinazione, e viene poi suddiviso in differenti "granulometrie", partendo dal sale marino, grezzo o integrale, precipita nelle vasche delle saline.
Il sale fino è più indicato per insaporire sostanze e cibi solidi, mentre quello grosso è consigliato per salare i liquidi. Ma anche per mettere "sotto sale" prodotti destinati alla "salagione", per realizzare "croste" gastronomiche.
Ma come mai quando vogliamo significare un po’ più di movimento nella vita o nelle cose usiamo l’espressione "mettere un po’ di sale" ?
Semplice, perché è questo semplice ma ricco e versatile elemento a dare gusto, vita, sapore, ad accendere un cibo piuttosto che un altro!
Ed in cucina è molto importante l’operazione del "salare", da essa dipende, infatti, la buona riuscita di ciò che si cucina.
E’ sempre meglio diminuire la dose di sale ed aggiungerlo eventualmente a fine cottura invece di esagerare e rovinare irrimediabilmente la preparazione.
SALE E CIBI
Nella cottura delle verdure, ad esempio, è bene aggiungere pochissimo sale poiché ne sono già abbastanza ricche.
I prodotti ittici di acqua dolce hanno bisogno, invece, di una salatura abbondante, meno i pesci di mare che possiedono già una spiccata fragranza marina.
Le carni allevate richiedono una buona dose si sale, oltre a spezie ed erbe aromatiche, acquistando così molto gusto e profumo.
In pasticceria, addirittura, si fa ricorso al sale, talvolta, per particolari preparazioni.
IL SALE NELLA STORIA
L'importanza del sale era conosciuta fin dall'antichità.
L'antico testamento contiene diverse citazioni del sale.
Nel Vangelo Gesù dice ai suoi discepoli: "Voi siete il sale della vita" .
Ippocrate, medico vissuto quattrocento anni prima di Cristo, era a conoscenza del processo di evaporazione dell'acqua marina e della precipitazione del sale.
Nella "Storia Naturale" di Plinio il Vecchio, ben sette capitoli sono dedicati al sale.
Nell'Odissea di Omero troviamo la citazione: "Finché tu non raggiunga gli uomini che non conoscono il mare e che non mangiano cibi mescolati al sale".
Fu probabilmente in Egitto che, nel quinto secolo avanti Cristo, il sale assunse l'importanza che lo ha contraddistinto nei secoli successivi.
Anche nell'antichità il sale veniva utilizzato principalmente per insaporire i cibi e per conservarli. Per la conservazione dei cibi si disponeva in grandi quantità a strati alternati in grandi casse di legno o di terracotta.
Un forte sviluppo nella produzione e nel trasporto del sale si ebbe sotto l'Impero Romano. Il sale divenne moneta di scambio, al pari dell'attuale oro.
Lungo le coste del Mediterraneo e in molte zone del continente africano, il sale era conosciuto e largamente utilizzato.
Al contrario, in Asia, nonostante i numerosi giacimenti e le zone costiere favorevoli all'impianto delle saline, non era molto conosciuto.
Furono i greci a diffondere il termine sale alle popolazioni orientali fino al Danubio.
Le popolazioni europee estraevano il sale dalle saline e dalle miniere, mentre le popolazioni asiatiche preferirono impiantare rudimentali miniere di salgemma.
Nel Medioevo il sale era ritenuto un elemento fondamentale insieme al mercurio e allo zolfo, e alle quattro forze: aria, acqua, terra, fuoco.
SALE E ALIMENTAZIONE
La dose giornaliera di sale consigliata da medici e nutrizionisti è di circa 5/6 grammi ma il consumo medio pro-capite quotidiano è di circa 15 grammi.
E’ sempre bene limitare l’uso del sale per le persone affette da ipertensione, o da malattie e disturbi cardio-circolatori o renali.
Il sale è comunque indicato, nelle dosi consigliate, perché favorisce la secrezione gastrica facilitando la funzione digestiva.
CARATTERISTICHE TIPICHE DEL SALE PER L’IMPASTO DELLA PIZZA
* la soluzione acquosa che deriva dallo scioglimento del sale in acqua, deve essere limpida e senza sostanze insolubili depositate sul fondo, come succede usando acqua non depurata o sale di roccia (salgemma)
* il sale stesso deve avere un gusto salato e non amaro
* è sempre meglio utilizzare il sale che viene prodotto nelle saline
 la quantità di sale in percentuale, usata nell’impasto per la pizza, è aumentata, negli ultimi tempi, per effetto dello scarso sapore ottenuto nel prodotto dalle impastatrici rapide e ad alta velocità
L’IMPORTANZA DEL SALE NELL’IMPASTO PER PIZZA
Il sale è davvero molto importante nell’impasto, infatti, oltre a dare sapore, svolge un’azione rinforzante (ispessimento) sulle proteine della farina.
Inoltre, il sale inibisce leggermente la crescita di muffe e batteri sia durante la lievitazione che nella conservazione.
L’uso del sale nell’impasto può aumentare la capacità panificabile dal 14 (per le farine di forza) al 38 % (per le farine deboli).
Il rigonfiamento delle palline ottenute da impasti con sale o senza sale, di farine di differenti caratteristiche, risulta indipendente dal tipo di farina utilizzata.
In tutti i casi, per avere risultati ottimali, la percentuale di sale deve essere del 2 % sulla farina o del 4 % sull’acqua.
L’utilizzo del sale conferisce compattezza agli impasti, rendendoli più lavorabili e dando la possibilità di idratarli maggiormente senza che risultino appiccicosi.
PERCHÉ IL SALE VA AGGIUNTO SEMPRE NELLA FASE FINALE DELL’IMPASTO? 
* Perché il sale possiede proprietà antiossidanti e ritarda l’ossidazione dell’impasto
* Perché favorisce l’imbrunimento della superficie della pizza dando alla crosta una colorazione più vivace, maggiore croccantezza ed un più spiccato aroma
* Perché il sale influenza la durata e la conservazione del prodotto, conseguenza della sua capacità di assorbire acqua (igroscopicità)
COME UTILIZZARE IL SALE NELL’IMPASTO PER LA PIZZA
* Non mettere mai a contatto il sale con il lievito, perché le cellule del lievito sono formate per il 70/75 % di soluzione acquose che contengono sali.
* Per effetto della pressione osmotica le cellule del lievito tendono a rompersi e diventano inattive.
* La temperatura dell’acqua in cui sciogliere il sale non deve mai superare i 25 ° C.
* Un’acqua troppo ricca di sali minerali ritarda la funzione del lievito.
La dose necessaria di sale nell’impasto per la pizza, si può riassumere in questo semplice specchietto:
- gr. 40 di sale grosso x un litro d’acqua x 2 kg. di farina
4 % - 2 %
- gr. 50 di sale fino x 1 litro d’acqua x 2 kg. di farina
5 % - 2,5 %
CURIOSITÀ
Il termine sale deriva dal latino "sal", diventa "sel" i francese, "salt" in inglese, danese e svedese, "sal" in spagnolo, "so" in ungherese, "suola", nella lingua finnica.
Il sale comune, quello da cucina, è costituito da elementi chimici che, presi singolarmente, sarebbero fatali per l’uomo.
E’ composto, infatti, anche dal cloro (un gas di odore soffocante ed estremamente tossico) e da sodio (un metallo che a contatto con l’acqua, la decompone liberando idrogeno, il quale a sua volta s’infiamma venendo a contatto con l’ossigeno dell’aria).
I miliziani venivano retribuiti col sale, da cui il termine "salario".
IL SALE ALIMENTO KILLER
Non dimentichiamoci mai, dunque, di aggiungere quel pizzico di sale che fa più gustosa la vita, tenendo però bene in mente che il  suo uso eccessivo può comportare rischi per la nostra salute: “La pressione arteriosa alta costituisce un serio rischio di malattie cardiache e ictus, è una delle pricipali cause di e disabilita’ nel mondo, ed è stato definito un “alimento killer”, che uccide ogni anno più di 1 milione e 650 mila persone

PIZZA, UN BUSINESS MILIARDARIO

PIZZA, UN BUSINESS MILIARDARIO

Numeri da capogiro; 6 miliardi di euro all'anno.
Sono questi, secondo un indagine condotta dalla Doxa, i numeri da capogiro prodotti dal piatto italiano più famoso al mondo: la pizza
In Italia ci sono 42 mila pizzerie, circa il 50% sono quelle da asporto.
Gli addetti impiegati sono circa 100.000, di cui il 65% italiani; seguono gli egiziani (20.000), i marocchini e gli asiatici  (10.000), mentre gli extraeuropei, in questa speciale classifica, coprono circa 5.000 posti.
Nelle classiche pizzerie italiane vengono consumate la maggior parte delle pizze prodotte, ma, se a queste aggiungiamo le pizze vendute dalle pizzerie da asporto e quelle surgelate acquistate nei vari punti vendita dislocati sul territorio, la quantità di pizze consumate dagli italiani ammonta a quasi 3 miliardi all'anno.
La percentuale di pizze surgelate si attesta all’11% del comparto stesso e fa registrare una quota di penetrazione intorno al 63 per cento.

Il 63 per cento degli italiani considera la pizza un piatto unico; il 17% la abbina ad un antipasto, mentre il 18% ad un dolce.
Circa il 50 % degli italiani ordina la Margherita, farcita con mozzarella fior di latte o di bufala. Posti d’onore per la pizza Napoletana e la pizza con Salame piccante (6%), mentre la Capricciosa e la Prosciutto e Funghi risultano gradite da un italiano su venti (5%).

I dati dicono che i consumatori prestano sempre maggior attenzione alla qualità, e che il più delle volte essa viene associata alla bontà della mozzarella (53%), 
Scuola pizzaioli Pizza.it Schooldel pomodoro (43%), della farina (41%), ad una cottura ottimale (42%), ma anche alla digeribilità dell’ impasto (49%) e alla bravura del pizzaiolo (39%)

SORPRESA: LA PAROLA PIZZA NON È NATA A NAPOLI, MA A GAETA

SORPRESA: LA PAROLA PIZZA NON È NATA A NAPOLI, MA A GAETA

Lo testimonia un atto notarile dell'anno 997 D.C.
La più antica parola “pizza”, trovata scritta, risale al Maggio del 997 D.C., e la si puo' leggere in un documento notarile conservato nell’archivio storico della Cattedrale di Gaeta.
Redatto in Latino, l'Atto originale riguarda una sorta di contratto di affitto di un mulino ubicato sul fiume Garigliano di proprietà del vescovato, il cui Vescovo chiedeva ogni anno a Natale "dodici pizze”, una spanna di maiale e un rognone, mentre a Pasqua "dodici pizze” e un paio di polli. ll testo originale recita "doduodecim pizze".
Il termine pizza quindi «può essere in tal modo annoverato tra i primi vocaboli dell'italiano volgare» sottolinea Giuseppe Nocca, storico della cultura alimentare e docente dell'Istituto Alberghiero di Formia nonchè autore di una ricerca presentata ieri durante il convegno l' "Archeopizza"; di fatto un viaggio a ritroso nella storia di un alimento notoriamente "povero" nella Napoli del XVII° Secolo, un piatto originariamente nato nella versione bianca e ricoperta da strutto. Infatti il pomodoro è stato aggiunto solo dopo la scoperta dell'America, ed è nella versione rossa che questa specialità partenopea è tutt'oggi apprezzata in tutto il mondo.
Pizza.it SchoolUna scoperta che lascia nello sgomento molti promotori della pizza napoletana, ma che non coglie di sorpresa lo storico Angelo Forgione che dichiara: "Si tratta in realtà di una notizia storica già da tempo in possesso di tutti gli studiosi più attenti; io stesso neo ho parlato nel capitolo intitolato "La pizza" del mio libro "Made in Naples",pubblicato da Magenes nel maggio 2013.
E' certo che essa (la pizza) sia nata in una porzione del Mediterraneo, che il termine sia comparso per la prima volta nel 997 a Gaeta, nel Codex diplomaticus Cajtanus, e che sia stato Platone a fornire la prima descrizione scritta di una cena a base di una primitiva pizza, confermando che la tradizione è stata probabilmente introfdotta, intorno al 600 avanti Cristo, proprio dai Greci nell'Italia meridionale."

La Comanda. La pizza si ordina dal frigo di casa

La Comanda. La pizza si ordina dal frigo di casa

INNOVAZIONE /  



Grazie all’Internet of Things, il pulsante Click'n Pizza permette di ordinare il proprio menu preferito con un semplice click.

Quante volte, tornando a casa la sera, abbiamo espresso il desiderio di un ‘pulsante magico’ con cui ordinare la cena senza fatica? Forse il genio si è deciso a uscire dalla lampada, grazie all’Internet of Things. La startupLa Comanda ha infatti ideato Click’N’Pizza, che consente di ordinare il proprio menu preferito con un semplice click.
Abbiamo chiesto a Carlo Brianza, fondatore e Ceo de La Comanda, di illustrarci il suo progetto.
In che cosa consiste Click’N’Pizza?
Si tratta di un pulsante magnetico che può essere attaccato alla porta del frigorifero, oppure, grazie al supporto metallico, può essere messo in qualsiasi altro punto della cucina. Click’n’pizza funziona a batteria, ha un display e utilizza la rete wi fi di casa. L’utente può personalizzare, tramite una semplice interfaccia web, tutti i menu (cibi e bevande) ricorrenti, e assegnare a uno di questi la priorità “one click”. Tali menu verranno poi sincronizzati in automatico con il click’n’pizza.
Il dispositivo ha tre modalità di funzionamento: One Click (tengo premuto il pulsante per 5 secondi e in automatico verrà ordinato il mio menu “one click”); Turn’N’Click (ruotando e premendo il pulsante posso scorrere tra i vari menu preferiti oppure comporre un nuovo menu); Promo’N’Click (il display lampeggia per indicare promozioni dedicate. Premendo, è possibile visualizzarle e, se interessati, fare immediatamente l’ordine “special price”).
Come e da chi è nata l'idea di La Comanda? Su quale tecnologia si basa?
L’idea è nata dal fondatore nel 2013, ed è stata poi sviluppata grazie al contributo di tutto il team. Si basa su tecnologia wi fi per il collegamento a internet, oltre alla componente tecnologica abbiamo una forte componente di design e di user experience, cha ha reso il nostro CLICK’N’PIZZA un prodotto non solo innovativo ma anche bello e facile da usare.
Di quante persone si compone lo staff effettivo?
Abbiamo tre team attivi sullo sviluppo della soluzione nelle aree design/user experience, R&D e produzione, Cloud & web. Operativamente sono impegnati nel progetto 12 professionisti.
Qual è il vostro background professionale?
Io sono laureato in Ingegneria delle Telecomunicazioni a Milano e prima di fondare La Comanda ho fatto per 14 anni il manager in Nokia. Anche Andrea Gaggi, mio socio e CFO, ha lavorato in Nokia per 18 anni, dove ha ricoperto il ruolo di direttore finanziario.
Chi sono i vostri competitor? Quali punti di forza avete nello scenario competitivo?
Il primo competitor sono le app degli smartphone. In mobilità le app sono fantastiche, in diversi contesti. Mi piace paragonare lo smartphone ai coltellini svizzeri: perfetti in campeggio, ma in casa apro la bottiglia di vino con il cavatappi, non con il coltellino. A casa uso forbici, coltelli e cacciaviti. Con le soluzioni IoT è lo stesso: a casa esistono soluzioni migliori, più semplici, più veloci e più divertenti.
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