Storie di Pizza
domenica 7 gennaio 2018
Errori comuni...
domenica 20 settembre 2015
La lievitazione
La lievitazione, termine conosciuto ma utilizzato spesso a sproposito, è uno dei processi fondamentali per la riuscita di un buon impasto. Se volessimo semplificare il concetto, si potrebbe pensare all’amalgama di acqua e farina che si gonfia prima e durante la cottura rendendo la nostra Pizza leggera e piena di bolle.
Più precisamente, dobbiamo immaginare un processo secondo cui i lieviti, cibandosi di zuccheri, si moltiplicano e producono gas, trattenuti dal glutine, ossia dalla struttura dell’impasto. I lieviti hanno un metabolismo che può variare sulla base di alcune condizioni:
- -la temperatura ambientale: con clima e ambiente caldi i lieviti corrono e lavorano a ritmo sostenuto, viceversa in ambiente freddo la loro attività risulta rallentata in modo più o meno consistente.
- -il tempo: varia sulla base della quantità di lievito utilizzata in ricetta ed è influenzato dalla temperatura e da altri fattori, che concorrono a velocizzare o rallentare il metabolismo delle cellule di lievito (ad esempio acqua e sale).
- -il sale: con la sua azione disinfettante, rallenta le cellule del lievito permettendo, con i giusti dosaggi, di controllarne parzialmente l’attività.
- l’acqua: aiuta in parte ad accelerare le attività degli enzimi presenti nell’impasto che producendo zucchero aumentano l’attività dei lieviti
Ma la digeribilità di una pizza non è data da una corretta lievitazione come spesso si sente in giro, ma bensì da un altro importante processo: la maturazione.
Ma da cosa dipende una maturazione corretta dell’impasto? Dalla diversa forza– o quantità di glutine – che sviluppa una determinata farina e dal tempo di riposoche serve per far lavorare gli enzimi una volta concluso l’impasto. A seconda della farina utilizzata, si può lavorare un impasto a temperatura ambiente sia in inverno che in estate, basta dosare attentamente lievito e sale. Questo accade ad esempio nella pizza napoletana standard che viene fatta riposare a temperatura ambiente dalle 8 alle 12 ore e utilizza farine di media forza.
Se invece dovessimo preparare una pizza in teglia, realizzata quindi con farine di forza superiore, il riposo a temperatura ambiente sarebbe impossibile a causa della grande quantità di acqua necessaria per la riuscita di questo impasto. In questo caso ci vengono in aiuto le celle frigorifere, o più semplicemente, il nostro frigo. Il freddo rallenta il lavoro dei lieviti fino al minimo necessario agli enzimi per continuare la loro attività e far maturare l’impasto completamente. La permanenza al freddo deve essere direttamente rapportata alla forza della farina utilizzata e alle dosi degli ingredienti (acqua, lievito, sale). Alcuni impasti possono impiegare anche molto tempo, fino a 96 ore in cella frigorifera.
In conclusione: ogni impasto andrebbe progettato dosando il lievito e calibrando la ricetta con modalità e tempi di lavorazione e riposo giusti al fine di permettere alla maturazione di avvenire correttamente.
domenica 13 settembre 2015
LA PIZZA NELLA CULTURA ALIMENTARE ITALIANA
ALCUNE OSSERVAZIONI SUL VISSUTO DELLA PIZZA NELLA CULTURA ALIMENTARE ITALIANA
(titolo della ricerca ACNielsen - Dr. Daniele Tirelli)
Durante il week-end si verifica il "fenomeno", con turni doppi e tripli al tavolo e code chilometriche per l’asporto.
PIZZA: ETIMOLOGIA DEL NOME
PIZZA: ETIMOLOGIA DEL NOME
Tractum (Catone)
Placenta (Catone e Orazio)
Libum (Catone)
Moretum (Virgilio e Apicio)
Picea (Orazio)
Dal latino:
Pultes (polentina)
Pinsere (pestare, schiacciare)
Pinsa (schiacciata)
Dal greco:
Picea (peciata)
Pincea
Pinsa
Piza
Pizza
LA PIZZA PIÙ LUNGA DEL MONDO
LA PIZZA PIÙ LUNGA DEL MONDO MISURA 1.595,45 METRI
UNA PIZZA E UNA BIRRA: IL SABATO SERA CAMBIA MENU
UNA PIZZA E UNA BIRRA: IL SABATO SERA CAMBIA MENU
Dunque, mentre le aziende produttrici di pasta vengono redarguite sugli aumenti registrati nella vendita al dettaglio nonostante il calo del prezzo del grano, ci si chiede se la pizza non stia divenendo sempre più un bene di lusso e sempre meno l’ottima alternativa al ristorante che è sempre stata. Ma la categoria può stare tranquilla: in pizzeria ci vanno il 2% in più dei clienti rispetto al 2007 proprio per l’ormai assodata inaccessibilità dei ristoranti alle fasce medio basse. E già il linguaggio sta registrando queste lente trasformazioni. I vecchi “due spaghi” scompaiono o si tipizzano in macchiette alla Alberto Sordi mentre sgomita la new entry: l' happy hour molto in voga tra le nuove generazioni soprattutto perché considerato un economico e sfizioso sostituto della cena vera e propria. In linea con i ritmi di vita più frenetici? No…semplicemente con i prezzi impazziti.
La farina è composta principalmente da amidi, ovvero zuccheri complessi. Quando si aggiunge acqua, gli enzimi della farina si attivano attaccando gli amidi e riducendoli in zuccheri semplici: serviranno come cibo per i lieviti e verranno assimilati più facilmente dal nostro corpo. L’unione di farina e acqua sviluppa inoltre il glutine, ovvero il reticolo proteico che serve a dare struttura all’impasto. Il reticolo viene attaccato da altri enzimi che hanno la funzione di trasformare le proteine in amminoacidi, più semplici da digerire. La pizza è quindi ben digeribile quando il nostro sistema digestivo troverà nell’impasto cotto elementi semplici che sono stati già trattati e ridotti dagli enzimi. Il processo che permette tutto questo si chiama appunto maturazione.